Survey e scavo a Cales Coves (Minorca)

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La cala denominata Cales Coves è ubicata sulla costa meridionale dell’isola di Minorca, un punto di passaggio obbligato per la navigazione antica nel Mediterraneo, e doveva costituire, per la sua naturale conformazione e per la presenza di una sorgente di acqua dolce, un approdo sicuro per le imbarcazioni e per i loro equipaggi (figura 1). Sulle pareti orientali ed occidentali della cala sono presenti quasi un centinaio di tombe rupestri (figura 2) attribuibili ad età fenicio punica ma sicuramente oggetto di continuità d’uso anche in epoca posteriore, seppure con finalità differenti da quelle sepolcrali.

Queste tombe sono state oggetto di scavo verso la metà del secolo scorso. I risultati delle indagini archeologiche sono stati pubblicati nel 1982 da C. Veny in una monografia ed in alcuni articoli. La survey e lo scavo archeologico condotti tra il 2009 e il 2013 nell’area di un santuario rupestre noto come Cova dels Jurats o de l’Esglesia (figura 3) ha visto oltre alla partecipazione di una missione dell’Università di Macerata anche quella dell’Universitat de Barcelona / Institut d’Estudis Catalans sotto la guida del prof. Marc Mayer i Olivé, e di una equipe dell’Universidad de Granada / Institut d’Estudis Menorquins, diretta dalla prof. Maragarita Orfila. Lo scavo ha consentito di mettere in luce diverse strutture pertinenti all’area sacra. Tra queste si segnalano betili o basi per il sostegno di ex voto direttamente ricavati nella roccia in prossimità della riva del mare e caratterizzati ciascuno da un incasso quadrangolare. Più a monte in direzione della “grotta sacra” sono state portate alla luce le basi di almeno tre altari e scavate nella parete rocciosa nicchie con appositi incassi per la collocazione di almeno tre statue di culto. La pulizia e lo studio della parete iscritta (figure 4 e 6) antistante l’ingresso della grotta ha consentito di aumentare il numero delle iscrizioni note.

Attualmente sono stati censiti una trentina di testi incisi nella roccia o solo rubricati in apposti supporti epigrafici spesso a forma di tabula ansata. La complessa disamina dei testi fortemente deteriorati per la natura della roccia e per l’azione eolica e la salsedine ha consentito di ottenere nuovi dati onomastici, in particolare relativi ai magistrati locali, e cronologici che indicano un uso ed una frequentazione del santuario almeno sino alla metà del III secolo d.C. Per il frequente ricorrere nei testi epigrafici della data del 21 aprile, sembra evidente un legame con l’Urbe e con un suo peculiare culto. I saggi effettuati all’interno della grotta (figura 5) hanno permesso di mettere in luce le strutture di collocamento di almeno una statua di culto nell’abside centrale e di un bacino lustrale in quella destra. Il materiale ceramico rinvenuto, tra cui coppe megaresi, ceramica di uso comune e lucerne, indica una sua frequentazione in un arco cronologico compreso tra il III secolo a.C. e la fine del I secolo d.C.

Giulia Baratta