Due autorevoli presentazioni

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Il cinquantesimo anniversario di vita del Dipartimento di Studi Umanistici, già Facoltà di Lettere e Filosofia, è stato, ed è, una occasione importante per il nostro ateneo per guardare alla sua storia, cercando di individuare ed analizzare alcune di quelle componenti che hanno contribuito a caratterizzarlo negli anni più recenti. Gli studi di antichistica, archeologia ed epigrafia in particolare, sono certamente fra queste, fin da quando, dopo la sua nascita nel 1964, la Facoltà acquisì, a partire da quella del Prof. A. Di Vita prima e quindi del Prof. L. Gasperini poi, la collaborazione di eminenti studiosi. Nel corso degli anni le ricerche avviate allora sono proseguite ed ad esse se ne sono aggiunte altre che si sono sviluppate secondo alcuni principali filoni e metodi di indagine che oggi qualificano l’attività del nostro ateneo, a partire dall’internazionalizzazione e dal confronto costante con il territorio e le necessità della sua valorizzazione. I numerosi scavi condotti in tutto il Mediterraneo sono infatti stati per gli studenti e per i ricercatori maceratesi un formidabile strumento di crescita umana e scientifica e ci consentono oggi, grazie alle numerose collaborazioni avviate nei paesi terzi, di essere pronti ad affrontare le sfide che i grandi progetti europei ci pongono, a partire da quelli della “Macroregione adriatico-ionica”. Gli antichisti dell’ateneo maceratese hanno inoltre dedicato, da sempre, grande interesse al rapporto con il territorio ed alla sua valorizzazione. È proprio da tale impegno che nasce oggi l’attenzione per l’applicazione delle nuove tecnologie, che non solo sono alla base della moderna ricerca archeologica, ma anche dei processi legati alla comunicazione e alla valorizzazione dei risultati delle ricerche stesse, dei quali la Mostra “Archeologia ed Epigrafia a Macerata. Cinquant’anni di ricerche in ateneo” è solo un esempio. La palestra archeologica maceratese è stata ed è dunque importante per attivare nella nostra comunità scientifica processi di innovazione nell’ottica sia di un “umanesimo che innova” , sia dello sviluppo della “terza missione” con la quale l’Università si dovrà confrontare in futuro in maniera sempre più stringente.

Il Rettore

Luigi Lacchè


Mostra reale e mostra virtuale documentano le attività archeologiche ed epigrafiche svolte dall’Università di Macerata nei primi cinquant’anni della Facoltà di Lettere e Filosofia, ora Dipartimento di Studi Umanistici. All’origine di quest’ampia attività di ricerca nel mondo antico, che sorprende per estensione, continuità e risultati, sta l’opera di due maestri, Antonino Di Vita e Lidio Gasperini. Alla fine degli anni Sessanta essi avviarono e impressero forte impulso a due settori fondamentali delle discipline classiche, l’archeologia e l’epigrafia, alimentandole in scuole ben integrate e riconosciute in Italia e nel mondo. In mezzo secolo, i due maestri e i loro numerosi allievi hanno realizzato campagne di scavo, restauro e valorizzazione di siti archeologici importanti nell’intera Regione Marche, in Etruria, nell’Occidente romano (Francia e Spagna), nella regione macroadriatica (Albania, Dalmazia, Croazia), in Grecia (Creta e Scuola archeologica di Atene), nell’Africa mediterranea, con particolare riferimento alla Libia e alla Tunisia. Mi sembra qui opportuno sottolineare che l’intensa attività archeologica dell’Università di Macerata non è consistita soltanto nell’elaborare importanti progetti scientifici, nel realizzare grandiosi lavori di restauro, nel comunicare e diffondere con tutti i mezzi disponibili nel corso del tempo i risultati conseguiti. Gli obiettivi raggiunti e quelli che sono ora in fase di conseguimento sono anche di altro genere e non meno rilevanti. Si va dall’apertura di solide relazioni politiche con i governi dei diversi Paesi nei quali si svolgono attività di ricerca e valorizzazione - e che talvolta rendono queste stesse attività preziosi e quasi esclusivi canali di comunicazione - alle relazioni scientifiche e culturali, come alla formazione di un articolato partenariato estero diffuso in aree strategiche. Non va dimenticato l’indotto economico che tali attività producono sia in Italia sia negli altri Paesi ospitanti; e ancor più il potenziale veicolo di apertura commerciale che esse rappresentano. Sarebbe auspicabile che su quest’ultimo aspetto riflettessero anche imprenditori del nostro territorio interessati ad aprire o ampliare nuove frontiere di mercato. Per tornare agli aspetti scientifici e culturali dell’attività archeologica narrata in questa sede, e in riferimento alla nostra regione, si deve sottolineare che essa si è realizzata nelle Marche in uno stretto rapporto con il territorio, del quale sono stati indagati gli aspetti storici in età antica e con il quale si è collaborato per la realizzazione di musei, progettazione di parchi archeologici, iniziative di gestione e valorizzazione del patrimonio culturale. In tutti i casi si è trattato e si tratta di percorsi e processi fondamentali, grazie anche alla costante innovazione tecnologica adottata, fino al recente impiego di droni, per sostenere la formazione di studenti e giovani ricercatori, al fine di dotarli delle competenze, comunque radicate nella cultura umanistica, necessarie per affrontare in maniera originale e innovativa il mondo del lavoro. Alle donne e agli uomini che nei primi cinquant’anni della Facoltà di Lettere sono stati nei campi di scavo, nei cantieri di restauro, nei laboratori di conservazione ambasciatori dell’Italia e del nostro ateneo, esprimo la gratitudine del Dipartimento di Studi Umanistici e l’augurio più vivo per nuovi fruttuosi traguardi.

Il Direttore del Dipartimento di Studi Umanistici 

                                                                         Filippo Mignini