Progetto R.I.M.E.M. – Ricerche sugli Insediamenti Medievali nell’Entroterra delle Marche
print this pageFinalità primarie
Uno degli obbiettivi generali del progetto è quello di pervenire a una definizione degli assetti del popolamento rurale nella diacronia, con una speciale attenzione alla transizione tra il tardoantico e l’alto medioevo. Allo scopo di ridurre il ritardo che le ricerche di archeologia medievale accusano rispetto ad altre regioni italiane, lo strumento maggiormente impiegato in questa prima fase del progetto è stato quello della ricognizione di superficie, l’unico in grado di garantire in tempi relativamente rapidi, se rapportati all’alto livello di intensità utilizzato, uno screening significativo su contesti di apprezzabile ampiezza. L’area fin qui esaminata è un settore montuoso dell’entroterra maceratese corrispondente alle alte valli del Fiume Chienti e del Torrente Fiastrone, quindi incardinato alla fitta rete di percorsi stradali che consentirono l’attraversamento dell’Appennino in ogni periodo storico, ma allo stesso tempo piuttosto marginale rispetto alla rete poleografica romana (figura 1).
In rapidissima sintesi, ecco alcuni dei risultati prodotti dalle ricerche finora condotte:
1. Dopo una consistente occupazione del comprensorio per tutta l’età imperiale, si registra una certa stabilità nella frequentazione dei diversi bacini insediativi fino all’altomedioevo. Esemplificativi in proposito sono i dati raccolti mediante la quadrettatura delle UUTT presenti nel bacino insediativo di Madonna della Valle (figure 4-6). Tuttavia i conteggi percentuali effettuati non si riferiscono alla quantità di siti presenti, bensì al numero di campi che restituiscono materiali dei diversi periodi, risultando ancora difficoltosa, per varie ragioni, una parametrazione basata sui quadri insediativi reali;
2. È emersa una prima corrispondenza tra la distribuzione degli indicatori diagnostici altomedievali e la rete di curtes documentate dalle fonti scritte;
3. Gli scavi archeologici nell’Abbazia di San Salvatore a Monastero hanno evidenziato un interessante fenomeno di continuità topografica, documentato dall’edificio rinvenuto sotto il piano pavimentale della cripta (figura 2);
4. Nelle aree indagate è stata constatata una limitatissima presenza, nel tardoantico, di ceramiche di importazione; l’unico sito ad aver restituito alcuni frammenti di produzioni africane è stato quello rinvenuto nell’UT 802;
5. È stata recuperata una ragguardevole quantità di reperti ceramici riferibili alle produzioni smaltate e invetriate del XIII-XV sec. (figura 3).
Umberto Moscatelli