Gortina di Creta: scavi e ricerche (1978-2000)

print this page

Già alla fine degli anni ’70, quando divenne Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, Antonino Di Vita coinvolse allievi e docenti maceratesi nelle ricerche a Gortina, capitale della Provincia di Creta e Cyrene in età romana (figure 1-2), ma già prima importantissima città cretese, dove nel 1884 Federico Halbherr, scoprendo la “regina” delle iscrizioni greche, la “Grande Iscrizione”, che su 12 colonne costituiva una vera summa delle leggi cittadine all’inizio del V sec. a.C., scelse questo centro come campo privilegiato di ricerche degli Italiani in Grecia (figure 3-4).

Dopo le tante scoperte dei primi decenni del ‘900, rimaste però in gran parte inedite, Antonino Di Vita avviò le prime moderne ricerche di carattere topografico, volte alla realizzazione della carta archeologica della città (affidata all’arch. M. Ricciardi, con la collaborazione dell’arch. Chighine, e alla cui redazione hanno poi collaborato diversi allievi maceratesi, tra cui R. Perna che si è occupato dell’area dell’Acropoli), dando anche l’avvio a innovativi studi sull’urbanistica,  volti a definire diacronicamente lo sviluppo della città a partire dall’VIII-VII sec. a.C. fino all’età tardo-romana e bizantina, seguendo due diverse strade di ricerca.

Da una parte sono stati effettuati scavi estensivi che hanno interessato gli insediamenti di età geometrica sulle pendici di Profitis Ilias, i quartieri ellenistici nella zona di Mitropoli - area dove sono stati poi individuati  i quartieri cristiani, con ben sei basiliche, tra cui la maestosa chiesa metropolitana, tra le più grandi di Creta  e dell’intera Grecia con ben 5 navate ricche di mosaici (figure 5-6) , i circuiti murari, i diversi tratti degli acquedotti, alcune delle principali arterie, quali  le strade Ovest e Nord (figura 7), i quartieri bizantini nell’area adiacente al Pretorio (figura 8), questi ultimi oggetto delle recenti campagne di scavo dell’Università di Macerata a partire dal 2002.

Al contempo sono stati portati finalmente a compimento studi e ricerche relativi ai monumenti scavati dagli Italiani prima della guerra e lasciati inediti. Mirati saggi e nuovi rilievi hanno permesso così di ricostruire le fasi di vita di molti di essi, ad es. l’Odeion e l’agorà greca (figura 9), il grande teatro romano da parte di G. Montali (figura 10) e il tempio delle Divinità Egizie da parte dello stesso Di Vita, il tempio di Apollo Pythios da parte di M. Ricciardi, anche se il complesso al quale è stato rivolto l’impegno maggiore è il grande isolato del Pretorio, campo di ricerca di numerosi allievi maceratesi, dove con intense campagne di scavo, a partire dalla fine degli anni’80, sono state identificate ben 12 fasi edilizie (figure 11-12) dall’età tardo-ellenistica fino all’età tardo-romana. Sempre nell’area del Pretorio nuovi scavi, condotti da M.A. Rizzo, prima con la Scuola di Atene, poi con l’Università di Macerata, hanno permesso di portare alla luce uno straordinario monumento, l’altare al Theos Hypsistos (figure. 13-14), rimasto intatto nei suoi metri 3.50 di altezza, testimonianza di un culto ad un dio senza nome al quale potevano rivolgersi sia pagani monoteisti che ebrei che cristiani. Studi e ricerche tuttora in corso che hanno reso Gortina uno dei centri meglio conosciuti del Mediterraneo antico.

Maria Antonietta Rizzo