Pollentia-Urbs Salvia: scavi e ricerche nell’area forense

print this page

Nel 1995 l’Università di Macerata, prima con la direzione di G.M. Fabrini e quindi, dal 2014, con quella di R. Perna ha avviato indagini nella colonia romana di Pollentia-Urbs Salvia, concentrate in particolar modo in due aree centrali contigue: il Complesso-Tempio-Criptoportico ed il foro civile, non tralasciando però di indagare altre aree periferiche, come quelle della Porta Nord, la Rocca medievale ed infine l’area della Porta Gemina (figura 1).

Le sistematiche attività di scavo condotte nel sito dell’antica colonia della Regio V (Picenum), delle quali ricorre proprio quest’anno il ventennale (1995-2015), hanno permesso non solo di chiarire il quadro delle vicende storico-istituzionali e degli aspetti topografici relativi alla città nel periodo della sua maggiore espansione urbanistica nella prima e media età imperiale, ma anche di riportare in luce per la prima volta strutture murarie pertinenti alla fase di formazione del nucleo insediativo in età tardo-repubblicana. Le indagini hanno consentito inoltre di meglio comprendere le dinamiche sottese al processo che portò l’originario agglomerato precoloniale (vicus o conciliabulum) ad assumere nel corso del II sec. a.C. prerogative di tipo preurbano, la cui natura favorirà poi, nell’ottica della politica graccana d’intorno al 130 a.C., l’istituzione della colonia Pollentia Urbs Salvia, in un momento di crescente vitalità economica di questo settore territoriale attestato dall’ incremento e dallo sviluppo delle attività agricole nell’intera media vallata del Chienti.

L’area del Tempio-Criptoportico

Al centro delle ricerche si è posta in questi anni l’area denominata del Tempio-Criptoportico (figura 2) per la presenza del maggiore complesso monumentale della città, situato nel settore sacro dell’area forense, pienamente inserito nella rete viaria urbana e servito ad O da un tratto della Salaria Gallica (cardo maximus), mentre ad E risulta delimitato dal I cardine orientale e da un asse stradale di intersezione tra i due, c.d. Strada S del Criptoportico, tutti lastricati in basoli di arenaria. Lo scavo dell’edificio cultuale, indagato fino alle sue fondazioni, ha restituito una significativa sequenza stratigrafica ed ha evidenziato al di sotto la presenza dei resti strutturali di un quartiere a carattere residenziale costituito, a partire dalla fine del II sec. a.C., da un sistema di domus a più ambienti (figura 3), dotate di rivestimenti pavimentali e parietali di un certo pregio (figura 4), di cui si è accertata l’appartenenza a due distinte fasi insediative tardo-repubblicane anteriori alla costruzione del tempio, eretto nella successiva età tiberiano-claudia. L’edificio (figura 5) è uno pseudo-periptero esastilo corinzio (circa m 29,6 x 15,97 = 100 x 54 piedi romani), posto su alto podio, con la fronte rivolta ad O e cinto all’intorno da un portico a tre bracci, articolato su due livelli, di cui si conserva solo quello inferiore (Criptoportico: figura 6), diviso in due navate da una serie di pilastri su archivolti. L’accesso al santuario era consentito da un articolato sistema di scale che, partendo da due strutture poste in avancorpo ai lati del complesso, permettevano di accedere ad un’ampia piattaforma terrazzata su volta da cui si saliva, mediante gradini, ai portici superiori e attraverso un’ulteriore rampa di scale posta centralmente si raggiungeva il pronao del grande Tempio, che svettava in altezza a rappresentare una formidabile quinta scenografica sul prospiciente Foro civile. La natura del complesso monumentale, che associava la dedica alla Salus Augusta con l’ideologia del culto imperiale, era resa evidente anche da una ricca decorazione pittorica estesa alle pareti interne dei portici, improntata al gusto del III stile pompeiano ed incentrata sul tema dei trofei militari con il motivo della Vittoria, che esaltava l’immagine dell’imperatore.

Il culto della dea Salus deve aver rivestito nei secoli anche un ruolo fortemente identitario per la comunità degli Urbisalvienses, che riconosceva in essa la propria divinità eponima cui tributare dediche, processioni ed onori nell’ambito del complesso santuariale, uno dei luoghi più celebrati e rappresentativi della città che rimase in vita, con alterne vicende di rovine ed interventi di ristrutturazione, almeno fino alla metà del IV sec. d.C., quando si compie, unitamente al declino della città, il collasso definitivo del maestoso monumento porticato.

Giovanna M. Fabrini

Area civile della piazza forense

Lo scavo, dal2000, hariguardato anche l’area civile della Piazza forense, ad Ovest della Salaria Gallica dove sono state individuate le strutture legate all’abitato più antico, ed in particolare alla colonia graccana, tra le quali spicca un edificio di culto caratterizzato da due ambienti paralleli affacciati su un vestibolo, che risulta essere uno degli edifici romani più antichi di tutta le regione (figure 7-10). Le indagini hanno consentito inoltre di individuare i limiti della piazza forense, organizzata alla fine del II sec. a.C., e tale rimasta anche dopo la monumentalizzazione dell’area ad Est della Salaria Gallica.

 Roberto Perna