Ricerche e scavi archeologici nelle Marche dagli anni '70 ad oggi

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Fin dalla sua nascita l’allora Istituto ha posto particolare attenzione allo studio di tutto il territorio marchigiano, avviando numerose ricerche su un ampio ambito cronologico, dall’età del ferro sino al medioevo, sia attraverso l’attività di ricognizione di raccolte e collezioni -come quelle condotte dalla Prof. M.T. Falconi Amorelli nel campo dell’Etruscologia-, sia di studio sul campo.

Gli studi legati alla Paletnologia hanno avuto inizio grazie all’attività di Delia Lollini, cui si deve la suddivisione in fasi cronologiche dell’età del ferro picena, mentre più recentemente gli studi di Giovanna Bergonzi, hanno trovato un significati campo applicativo nel fermano, in particolare nelle indagini legate alla necropoli ed all’abitato della prima età del Ferro (IX-VIII sec. a.C.), di P.to S. Elpidio.

Lo studio del territorio e delle città in età romana è stato da sempre uno dei principali obiettivi di ricerca, grazie ad esempio alle numerose indagini di carattere territoriale condotte da Umberto Moscatelli, tra cui quelle nel territorio dell’antica Trea (Treia), propedeutiche agli scavi realizzati dal 1985 al 1988 - sotto la direzione di Aldo Nestori prima e di Giovanna M. Fabrini poi -, nell’area del convento del SS. Crocifisso (figura 1) ed ai quali, oltre allo stesso Umberto Moscatelli, prese parte anche Marisa Rossi.

Tra le indagini stratigrafiche realizzate in città romane si ricordano quelle, dirette da Roberto Perna nel sito dell’antica Plestia, che hanno consentito di individuare (figura 2) strutture relative a due principali fasi di vita dell’insediamento, e nell’area periurbana di Septempeda, dove è stata portata in luce un’area commerciale (figura 3) legata con ogni probabilità alla già nota fornace extraurbana.

Nello stesso filone di ricerca possono essere inserite le ricerche nel sito di Pausulae, presso S. Claudio (Corridonia), dove ricognizioni di superficie e studio delle fotografie aeree -realizzate grazie alla collaborazione con il Nucleo Tutela del Patrimonio Culturale dei Carabinieri e la Soprintendenza archeologica-, hanno gettato una nuova luce sulle caratteristiche urbanistiche della città romana, della quale alcune strutture erano emerse nel corso degli anni ’80 dalla Soprintendenza stessa.

È soprattutto grazie ad Aldo Nestori che l’Ateneo maceratese ha esteso i suoi interessi anche al tardoantico ed alle più antiche  testimonianze di archeologia cristiana.

Accanto alle indagini presso l’Abbazia di Rambona di Pollenza, dove (figura 4) è stata individuata anche una cella eremitica forse legata alla figura di S. Amico, spiccano le indagini presso la cattedrale di Tolentino luogo in cui si conserva il sarcofago di Flavius Iulius Catervius, ricco di raffigurazioni in bassorilievo tra le quali spicca la figura del buon pastore (figura 5). Nell'iscrizione di dedica ai defunti si riporta la notizia del monumento funerario “panteum cum trichoro”fatto costruire dalla moglie Settimia Severa per il consorte e la sua famiglia. I resti sono stati scavati nel 1980 dallo stesso Nestori  nella sacrestia della cattedrale. Si tratta di un edifico a pianta circolare con tre absidi, coperto con una volta decorato a mosaico, poi sostituito da un affresco datato nell’VIII sec. d.C. che costituisce una delle più antiche testimonianze di pittura medievale nelle Marche.

Di grande interesse, fra gli altri, lo studio pionieristico sui grandi bacini murati nelle facciate delle chiese condotto già negli anni ’70 da Gabriella Maetzke, ricercatrice che ha portato gli studi archeologici del nostro Ateneo fino all’età medievale.

Non va infine dimenticata la lungimiranza nell’aver istituito una delle prime cattedre di numismatica in Italia, coperta per la prima volta Francesco Panvini Rosati, noto per l’ampio spettro cronologico di’interesse delle sue ricerche ed a cui si deve la preziosa sezione numismatica della biblioteca.

 Sofia Cingolani