L’instrumentum domesticum iscritto
print this pageNell’ambito del programma ‘Ricognizione e studio del patrimonio epigrafico delle Marche’ si è sviluppato un filone di indagine che ha preso in esame la categoria epigrafica costituita dai manufatti iscritti, gli oggetti della vita quotidiana che vanno dalle stoviglie ai materiali da costruzione, dai contenitori ai pesi da telaio.
Ci sono iscrizioni in serie che nascono insieme agli oggetti perché realizzate nel medesimo stampo: così nelle lucerne, nei vetri soffiati in matrice, nei timbri metallici (figura 1), nei copri-tappo delle anfore. Altre iscrizioni seriali, come i marchi su laterizi (figura 7) o su anfore, sono impresse con un punzone sui prodotti di argilla.
All’ambiente di produzione appartengono le iscrizioni tracciate prima della cottura con lo stilo o con le dita, scritture originali di frequentatori dell’officina che usano la superficie delle tegole per lasciare un ricordo di sé come un operaio di Cupra Maritima che firma il suo lavoro: Aufidi Rufi tegula.
Ci sono poi scritture che accompagnano la vita dell’oggetto come quelle dipinte a pennello sulle anfore che dichiarano prodotti e quantità o come i graffiti di proprietà tracciati sui vasi. Al corredo dei prodotti trasportati appartengono le etichette di piombo che mostrano il foro per la cordicella che li legava al contenitore e conservano i dati sulla natura, il peso o il prezzo del contenuto (figura 2). Tra i reperti più rari si segnala una fiala di piombo di forma piramidale, da San Vittore di Cingoli, con iscrizione su tutte le facce riferita al medicinale, un collirio, che vi era contenuto (figura 3)
L’associazione oggetto/scrittura consente di trasferire questi materiali dall’inventario del collezionista alla scrivania dello storico. Sono infatti preziosi documenti di attività produttive e commerciali. Si pensi ad esempio alle anse di anfora bollate che testimoniano i contatti della nostra regione durante il II secolo a.C. con l’isola di Rodi produttrice del famoso vino (figura 4) o alle anfore con marchio di fabbrica che consentono di seguire le importazioni vinarie dall’Italia meridionale nel corso del I sec. a.C. (figura 5); nel II sec. d. C. dal Picenum venivano esportate le olive come attesta l’iscrizione Oliva Picena dipinta su un contenitore rinvenuto nell’alta valle della Mosella (figura 6).
Nel settore dei materiali da costruzione, la ricerca sui marchi dei prodotti laterizi ha permesso di riconoscere i protagonisti delle attività produttive (figura 7) e distinguere le produzioni locali, distribuite nell’entroterra della regione come i marchi urbisalviensi degli Herennii, dai materiali di importazione, provenienti dalle fabbriche del nord Italia, che troviamo soprattutto nei centri marittimi come i mattoni bollati dai Trosii di Aquileia messi in opera a Potentia.
Importanti documenti per la storia militare sono le glandes missiles, i proiettili di piombo restituiti da Ascoli Piceno che fu teatro degli scontri tra gli Italici ribelli e i Romani durante la guerra sociale (91-89 a.C.): l’esemplare in figura invita la pallottola a colpire Pompeo Strabone con la scritta a rilievo Feri Pomp(eium) (figura 8).
Silvia Maria Marengo