Il centro di documentazione e ricerca sull'archeologia dell'Africa settentrionale "Antonino Di Vita"

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Il Prof. Antonino Di Vita, Cattedratico di Archeologia dal 1968, fondò l’Istituto di Archeologia e raccolse presto attorno a sé un gruppo di allievi. Aprì allora una Missione archeologica dell’Università di Macerata in Libia, dove aveva in precedenza ricoperto prestigiosi incarichi per la tutela e la valorizzazione dei monumenti antichi della Tripolitania (figure 1-2). Ed anche se le vicende della vita lo portarono in seguito a lavorare per tanti anni in Grecia come Direttore della Scuola Archeologica Italiana di Atene, alla Tripolitania e all’archeologia di questa regione, di cui continuò ad occuparsi, rimase sempre profondamente legato – come si evince anche dalla lettura della sua biografia professionale (L. Madeo, I racconti del Professore, Roma 2013) – fino alla fine dei suoi giorni.

Tornato all’Università di Macerata dopo la conclusione dell’impegno ateniese, è proprio all’archeologia tripolitana che dedicò tutte le sue energie, dedicandosi al restauro di monumenti e al loro studio. Fu appunto in questo contesto che riuscì ad ottenere dal Ministero della Ricerca la autorizzazione a portare a Macerata il prezioso materiale documentario già in possesso del “Gruppo di Ricerca per le Antichità dell’Africa Settentrionale” del CNR, fondato a Firenze dallo stesso Di Vita, da Giacomo Caputo e da Paolo Graziosi nel 1966, creando per la sua conservazione e valorizzazione, il “Centro di documentazione e ricerca sull’archeologia dell’Africa Settentrionale” (CAS).

Il Centro è sorto nel 2001 (con decreto rettorale n. 964 del 4 luglio 2001) per iniziativa di Antonino Di Vita, che, divenuto nel frattempo Prof. Emerito, ne è stato anche il Direttore fino al 2011. Attualmente la direzione è tenuta dal Prof. G. Paci.

Il Centro raccoglie al suo interno una notevole quantità di materiale documentario (carte, fotografie, disegni e foto aeree, figure 3-6) già del Gruppo di Ricerca di Firenze, a cui si sono aggiunti materiali appartenenti a diversi fondi storici (fondo Caputo, fondo Bacchielli, fondo Bartoccini, fondo Pernier), e tra essi anche gran parte del materiale documentario relativo alle attività archeologiche svolte in Libia dal Prof. Antonino Di Vita a partire dal 1962. Tale cospicuo patrimonio rappresenta una delle fonti principali della storia della ricerca e delle attività archeologiche italiane svolte in Africa Settentrionale durante il secolo scorso e fa del Centro uno dei più importanti archivi in Italia riguardante l’archeologia italiana in Africa. Nel maggio 2003 haottenuto dalla Soprintendenza dei Beni Archivistici della Regione Marche  il riconoscimento di Archivio Storico di notevole interesse (Decreto del Ministero Beni Culturali del 26-5-2003). Il materiale presente nel Centro consta infatti di documenti in parte inediti, cui si può attingere anche per future ricerche. Inoltre il Centro dal2001 ha ereditato le missioni in Libia aperte dal 1962 dal prof. Antonino Di Vita operanti a Leptis Magna e Sabratha e, dal2006 in Tunisia (Althiburos).

Il direttore delle Missioni in Libia è dal 2011 la prof.ssa Maria Antonietta Rizzo.

Le Missioni operano sulla base di una Concessione rilasciata dal Governo libico, e portano avanti gli scavi, i restauri e le pubblicazioni riguardanti i grandi monumenti portati in luce sia nel periodo 1911-1939 sia i monumenti scavati da archeologi italiani a partire dal 1951. Attualmente l’impegno di ricerca in Tripolitania riguarda lo studio dei seguenti monumenti e materiali:

1) nella città di Leptis Magna: il Serapeo, l’Arco di Settimio Severo, l’Arco di Traiano, il Tempio della Magna Mater nel Foro Vecchio, la Curia, il Foro Severiano, il circo, l’anfiteatro, lo studio delle lucerne.

2) A Sabratha: L’area sacro-funeraria di Sidret el Balik, le tombe dipinte della Gorgone, di Tanit e  del Defunto eroizzato, l’anfiteatro, lo studio dei materiali dallo scavo del mausoleo B.

3) Il CAS è poi titolare anche di una missione in Tunisia per lo scavo e restauro del teatro di Althiburos (direttore arch. Gilberto Montali).

Gianfranco Paci - Maria Antonietta Rizzo