Due restauri monumentali in Libia: il mausoleo B di Sabratha e l'arco dei Severi a Leptis Magna
print this pageGià dalla fine degli anni ‘60 sono state avviate importanti opere di scavo, restauro ed anastilosi riguardanti alcuni dei più imponenti monumenti dell’Africa di età ellenistica e romana, attraverso cantieri-scuola inseriti tra i progetti-pilota cofinanziati dall’Università di Macerata, dal Ministero Affari Esteri e dal Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Il Mausoleo B di Sabratha
Il primo monumento su cui si è intervenuti è il mausoleo punico-ellenistico B di Sabratha, dei decenni iniziali del II sec. a.C. e di cui è stata portata a termine l’anastilosi, dopo un difficilissimo scavo stratigrafico che ha permesso di recuperare le centinaia di blocchi che lo costituivano e che, dopo i disastrosi terremoti succedutisi tra fine II sec. a.C. e 365 d.C., risultavano sparsi su una vasta superficie, in gran parte riutilizzati negli edifici privati installatisi nell’area e in una torre delle mura bizantine (figure 1-2). Il mausoleo, costruito in blocchi di arenaria locale ricoperti di stucco e dipinti, a pianta triangolare con i lati concavi, si alzava fino a 24 msu un imponente basamento a gradini ed era costituito di due piani, di cui il primo ornato di colonne e falsa porta egittizzante, e il secondo decorato con metope scolpite figurate, statue di leoni e grandi statue di kouroi egittizzanti, con coronamento piramidale (figura 3). Si tratta di un monumento chiave per la comprensione dell’architettura “barocca” di età ellenistica, per l’assoluta originalità della pianta mistilinea, per il gioco di ombre e luci delle ardite facciate concave, per l’audace accostamento di elementi architettonici e scultorei, creazione di un vero artista che vive in pieno clima barocco e ci offre un pallido riflesso delle creazioni di Alessandria, città cui i costruttori del mausoleo cercarono ispirazione, anche se poi lo realizzarono in carattere punico.
L’Arco dei Severi a Leptis Magna
A Leptis Magna è il grandioso arco quadrifronte dei Severi, innalzato circa il 203 d.C. per la gloria dell’imperatore Settimio Severo, originario di Leptis, e della sua gens, ricoperto di rilievi marmorei del peso di 2.000 tonnellate, ad essere stato interessato da una complessa opera di restauro ed anastilosi, realizzata attraverso una metodica scientifica e tecnica molto avanzata. Si tratta di una delle maggiori imprese affrontate in Libia nel campo del restauro archeologico che viene a restituire al mondo intero un monumento esemplare dell’architettura imperiale romana, con i suoi fregi e pannelli di carattere storico e celebrativo, massimo esempio del rilievo storico romano. Dopo gli interventi degli anni ’30 di R. Bartoccini e di G. Guidi (figura 4) su un arco quasi completamente crollato, l’anastilosi fu iniziata, su richiesta delle Autorità libiche, nel 1964 sotto la direzione di A. Di Vita, poi dal 1965 di G. Ioppolo, cui successero nel 1971 S. Stucchi, e nel1991 L. Bacchielli. Lunghe interruzioni dovute a motivi politici ed economici, complicate dal fatto che nel frattempo i marmi dell’arco erano stati spartiti tra i musei di Tripoli e di Leptis, non avevano fatto altro che aggravare i problemi di un lavoro quanto mai complesso. Nel1996 A. Di Vita riprese il restauro all’arco portando a compimento non solo l’anastilosi strutturale ma anche l’assemblaggio, e il posizionamento delle molte migliaia dei frammenti del rivestimento marmoreo, oltre che dei pannelli con i rilievi storici posti nei fornici (figure 5-6).
Maria Antonietta Rizzo