Nuove ricerche a Lepis Magna e Sabratha

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Molte sono le ricerche e i lavori in corso affidati dal Department of Antiquities della Libia all’Università di Macerata, in un organico progetto coordinato da Antonino Di Vita fino al 2011, e volto a pagare quei debiti scientifici contratti dagli Italiani prima della guerra: la curia e il circo, in collaborazione con il Politecnico di Bari, il tempio della Magna Mater nel Foro Vecchio, l’arco di Traiano e l’anfiteatro a Leptis Magna, e l’anfiteatro a Sabratha. In tutti questi sono stati effettuati saggi di scavo al fine di determinarne meglio le cronologie e le fasi costruttive. 

La Curia (figura 1) scavata da G. Guidi negli anni ’30 e rimasta largamente inedita, appartiene alla categoria dei templa cum porticibus con un monumentale accesso a forma di propylon, ed è databile, in base alle nuove ricerche, al I sec. d.C., ispirata certamente alla Curia Julia di Roma. Il nuovo rilievo ne ha permesso una ricostruzione in 3D dovuta a G. Rocco e M. Livadiotti.

Il tempio della Magna Mater (figura 2), scavato tra il 1925 e 1932, dedicato nel 73 d.C., totalmente spoliato nel IV sec. d.C., è stato oggetto di un nuovo accurato rilievo da parte dell’arch. G. Montali,  a partire dal 2006, che ha messo in luce la tipologia architettonica e l’importanza del culto in relazione all’ubicazione in uno dei punti più importanti della città, mentre per l’arco di Traiano (figura 3), scavato nel 1930-31, l’arch. G. Mazzilli ha proposto una ricostruzione dalla quale risulta evidente l’adesione a prototipi ufficiali di Roma.

Particolare attenzione è stata rivolta agli edifici da spettacolo. A Leptis M. Ricciardi ha ormai completato (tra il 2007 e il 2014) il rilievo e lo studio dell’anfiteatro (figura 4), che l’iscrizione dedicatoria data al 56 d.C. - dunque più antico del Colosseo - , scavato da A. Di Vita negli anni ’60, fornendo delle ipotesi ricostruttive soprattutto per l’alzato e la summa cavea mentre nuove ricerche e scavi al circo (figura 6) sono stati effettuati dall’équipe del Politecnico di Bari che hanno permesso l’elaborazione di grafici ricostruttivi dell’edificio nel suo insieme, dei carceres e della spina. Di particolare interesse a Leptis lo studio e il progetto di anastilosi di un angolo del grandioso Foro severiano (figura 7)  i cui elementi architettonici furono lasciati dagli archeologi italiani già pronti per un eventuale rimontaggio allo scoppio della seconda guerra mondiale. A Sabratha poi, G. Montali ha portato a termine tra il 2009 e il 2013 lo studio dell’altro grande anfiteatro (figura 5), eseguendo oltre il nuovo rilievo anche tutte le ricostruzioni dell’alzato, ben inquadrando il monumento - databile al I sec. d.C., in età flavia, di poco posteriore dunque a quello di Leptis cui certamente si ispira - all’interno degli anfiteatri dell’intera Africa proconsolare.

Maria Antonietta Rizzo